Quando pensiamo a qualcosa di romantico ci vengono in mente azioni come regalare dei fiori, preparare una cena a lume di candela o andare ad osservare un tramonto in riva al mare.
Queste azioni, classicamente definite romantiche, anche se sono molto differenti, hanno una cosa in comune: sono azioni che, seppur non abbiano un’utilità pratica, ne hanno una potentemente simbolica. Comunicano un “ti amo”, un “sei speciale”, un “ti penso”.
Proprio in questa contrapposizione tra simbolo e praticità, si palesa uno dei limiti del classico romanticismo e di come sta rovinando i rapporti: l’idea, cioè, che l’azione romantica non debba avere uno scopo pratico, perché se viene trovata un’utilità pratica si perde il significato simbolico. O comunque, se non si perde, viene messo in secondo piano.
In un certo senso, potremmo anche dire che lo scopo di un’azione romantica sia quello di evocare una forte emozione, ma i dogmi del romanticismo impongono che questa debba essere necessariamente l’unica finalità, altrimenti l’emozione perde intensità.
Immaginate una scena in cui una persona torna a casa e fa una cosa classicamente considerata romantica: porta dei fiori al partner.
Se entrando in casa dice: “Sono passato di fronte a un fioraio e vedendo questi fiori ti ho pensato” – questo ci sembra molto romantico.
Se invece dicesse: “Sono passato di fronte a un fioraio e, vedendo questi fiori, ho pensato a te e a quanto si abbinano bene con le tende rendendo più bella la sala” – immagino che, nella maggior parte dei casi, questa frase risulti meno romantica, proprio perché è stata trovata un’utilità “aggiuntiva” al solo “ti ho pensato” (ma non cancella il “ti ho pensato”).
Un significato attribuibile al moderno romanticismo risulta quindi essere questo: un’azione fatta per far sentire speciale l’altra persona, senza nessun’altra utilità pratica collaterale.
Pensiamo a un altro esempio.
Una persona che porta a spasso il cane del partner perché, in quel momento, non può farlo (o gli va a comprare un libro, per lo stesso motivo).
Queste azioni, solitamente, non sono considerate romantiche.
Generalmente rientrano nella categoria dei “favori” e le persone che fanno questo per noi le consideriamo carine, gentili e disponibili, ma difficilmente romantiche.
Come mai? In fondo, anche queste azioni comunicano “Ti penso”, “Per me sei speciale”. Quindi, perché non meritano di essere considerate “romantiche”?
Da un lato, come detto prima, è perché hanno un’utilità pratica e il romanticismo moderno disdegna tutto ciò che ha a che fare con le cose pratiche della vita. Dall’altro, si potrebbe pensare “Eh, ma a andare a prendere un libro lo puoi fare anche per un amico!”.
La frase, chiaramente, non è falsa (per quanto si possono comprare dei fiori anche per un amico, non è che il fioraio non te li vende…) e questo dato ci offre un’altra caratteristica limitata (e limitante) del romanticismo moderno, anzi altri due:
- Le azioni classicamente romantiche sono codificate dalla cultura di appartenenza (comprare fiori lo è, comprare un libro no)
- Le stesse azioni, se sono rivolte a persone diverse dal/la partner, non possono essere considerate romantiche. Anzi, se un’azione non è culturalmente destinata ad essere rivolta esclusivamente al/la partner, non può essere considerata romantica (per qualche indefinita definizione).
La rigida interpretazione del romanticismo non rischia di creare difficoltà solo a chi “compie” l’azione, ma anche a chi si trova a riceverla.
Sempre sull’esempio dei fiori…
Se una persona che riceve dei fiori (come gesto di attenzione da parte del/la partner) non ne è particolarmente felice o non si sente maggiormente apprezzata perché le è stato portato un mazzo di rose, questa persona viene considerata come una che non apprezza i “gesti romantici”.
Quindi, in questo esempio, o deve fingere una gioia maggiore rispetto al piacere che effettivamente prova o rischia di deludere le aspettative di chi ha compiuto l’azione, per poi essere accusata di insensibilità. Dopotutto, poverino…si è impegnato tanto per fare qualcosa che fosse aderente allo standard romantico!
Arriviamo quindi a un’altra caratteristica della moderna concezione di romanticismo:
le classiche azioni romantiche, che sono fatte per “far sentire speciale il partner”, non smettono di essere romantiche nemmeno se non raggiungono questo scopo. Anzi, in questo caso la colpa è del partner che non le apprezza.
Poiché il concetto di romanticismo è legato in maniera forte al concetto di amore, da questa breve panoramica emerge subito come la sua declinazione moderna possa facilmente essere un ostacolo per portare avanti relazioni soddisfacenti, in quanto si crea l’equazione: non sei romantico = non ami.
Detta in altri termini: se non sei capace di essere romantico (o apprezzare i gesti romantici) non sei capace di amare.
Questa equivalenza è pericolosa per il benessere personale e relazionale.
Chi non segue i rigidi canoni romantici potrebbe sviluppare la terribile idea di essere inadeguato ad amare!
Ma nessuno può essere inadeguato all’ amore…
Si può essere inadeguati a seguire determinati standard, ma non all’amore.
Per superare questi canoni bisogna dare un nuovo significato al romanticismo e alle sue manifestazioni.
Non più intenderlo come azioni codificate culturalmente che devono dare piacere per definizione, necessariamente senza finalità se non quella di suscitare un’emozione.
Se dovessero domandare a me “che cosa è il romanticismo?”, risponderei:
È romantico tutto ciò che contribuisce alla crescita della relazione.
Questa definizione mi sembra più libera, in quanto pone l’attenzione non su singole azioni predefinite, ma sugli effetti delle azioni.
Portare i fiori ha reso più felice il partner e ha aumentato il benessere del vostro rapporto? Bene! È stato romantico!
Non lo ha fatto? Non è che il partner non apprezza i gesti romantici, questo gesto (in questo caso) non è romantico!
Sei andato a ritirare un pacco, per il tuo partner, che era in giacenza da tempo e questo ti ha fatto percepire come una persona affidabile, aumentando così la fiducia relazionale? Hai fatto una cosa romantica.
Insomma: niente di precostituito, ma solo ciò che conta davvero e comunica quei messaggi che ci fa piacere ricevere dai gesti romantici, come: “ti amo”, “ti penso”, “sei speciale”.