Uno dei paradossi più affascinanti della natura umana è la tendenza a fuggire dalle relazioni proprio quando sembrano destinate a funzionare. Di fronte all’affetto e all’intimità, alcuni di noi possono rispondere in maniera estremamente controintuitiva: scappando via (in modi anche creativi).

Per capire meglio questa dinamica conosciuta come “evitamento emotivo”, provate ad immaginare una pianta che cresce in condizioni ambientali di aridità e quindi mancanza di acqua.

Quella pianta si è adattata, non avendo altra scelta, ad assorbire poche gocce d’acqua, ha quindi imparato a sopravvivere e a crescere con poche richieste e pochi bisogni.

Intuitivamente potremmo presupporre che, quando ci sarà abbondanza d’acqua, la pianta tenterà di assorbirne il più possibile per diventare più rigogliosa, giusto? In realtà accade il contrario…

La pianta, essendo abituata alla siccità, non è in grado di assorbire tutta quell’acqua e tale abbondanza potrebbe addirittura danneggiarla!

In maniera simile, chi è cresciuto in un ambiente carente di affetto può avere difficoltà ad “assorbire” un’eccessiva dimostrazione d’amore e interesse, fino ad arrivare a rifiutarlo.

La voglia di vedersi può diventare “soffocante”, piccoli gesti affettuosi possono essere interpretati come un attacco alla propria indipendenza.

Tutto ciò non avviene per cattiveria o disinteresse, ma perché questo genere di persone ha imparato a chiedere molto poco agli altri.

Da cosa dipende questo?

Se da bambini abbiamo imparato che l’affetto è una risorsa scarsa, che va razionata e protetta, si tenderà a ripetere questo schema anche da adulti.

Non si tratta di “rifiutare” l’amore dell’altro, ma di riceverlo in dosi più piccole per riuscire a far fronte a quell’ansia che può nascere da una percezione di “inondazione”.

Cosa fare se ci sentiamo così?

Il primo passo è accettare che questa reazione è il risultato della nostra storia. Non si tratta di debolezza o cattiveria, ma di una strategia di sopravvivenza che un tempo ci ha protetti ad una condizione di scarsità che non è stata scelta.

Il secondo passo è comunicare al partner questo nostro bisogno di gradualità. Possiamo spiegare che abbiamo bisogno di tempo per abituarci a un livello di intimità così alto, e che apprezzeremmo gesti più piccoli e frequenti, piuttosto che grandi dimostrazioni d’affetto concentrate in un breve periodo.

Cosa fare se riconosci il tuo/a partner in questa descrizione?

Paradossalmente, la cosa più affettuosa che puoi fare per il tuo/a partner è non essere troppo affettuoso/a troppo presto.

Gesti che per te sono dimostrazioni d’amore non vengono apparentemente rifiutati perché “non sono abbastanza”, ma probabilmente è il contrario!

In conclusione…

Comprendere che questa specifica condizione deriva da un primordiale adattamento logico a situazioni di scarsità emotiva e non ha a che fare con la cattiveria, consente di evitare incomprensioni e permette di costruire una intimità autentica.

Gradualmente, è possibile per i partner esplorare, senza vergogna, nuovi territori emotivi senza avere bisogno continuamente di proteggersi da ciò che può farci sentire bene.